Caso Denise, La Corte d’appello non ha ancora depositato le motivazioni dell’assoluzione di Jessica Pulizzi
La terza sezione della Corte d’appello di Palermo non è riuscita a depositare entro il termine previsto (90 giorni) le motivazioni dell’assoluzione di Jessica Pulizzi. I giudici hanno, infatti, chiesto altri 90 giorni di tempo. C’è ancora qualche tassello da mettere a punto?
Qualche aspetto che non si riesce a motivare? Chissà se un giorno si saprà… La conferma, in appello, dell’assoluzione di Jessica Pulizzi dall’accusa di concorso nel sequestro della “sorellastra” Denise Pipitone è datata 2 ottobre 2015. A distanza di oltre undici anni dalla scomparsa, a Mazara, di Denise (era l’1 settembre 2004).
Intanto, per l’avvocato mazarese Fabrizio Torre, che ha difeso Jessica insieme al palermitano Gioacchino Sbacchi, non ci sarebbe nulla di strano nella richiesta di proroga dei giudici di secondo grado. “Vista l’estrema importanza dell’istruttoria dibattimentale effettuata in appello – dice l’avvocato Torre – ritengo che questa richiesta di proroga del termine per il deposito delle motivazioni rientri nella normale e fisiologica prassi. Difficoltà nel motivare qualche aspetto della sentenza? Non mi sembra di poter condividere questa ipotesi. Non attribuirei alla richiesta alcun significato particolare, se non quello di esigenze organizzative della Corte, che ha necessità di continuare a lavorare sulle motivazioni della sentenza. Si tratta, del resto, di un procedimento importante”.
Per Jessica, anche il procuratore generale Rosalba Scaduto aveva invocato la condanna a 15 anni di carcere, come già avevano fatto, in primo grado, i pm di Marsala. “Non c'è giustizia – commentò Piera Maggio dopo la seconda assoluzione di Jessica - e oggi ne abbiamo avuto la conferma. Io continuerò a cercare mia figlia". Affranto, lo scorso 2 ottobre, anche Piero Pulizzi, padre naturale di Denise Pipitone e anche padre di Jessica. “E’ un momento triste per la giustizia italiana – dichiarò l’avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta - Aspettiamo le motivazioni della sentenza. Mi viene in mente il caso di Chiara Poggi: anche lì l'imputato è stato assolto due volte. Poi, però, la Cassazione ha stabilito cose diverse”.
Fonte: A.P. 23/01/2016
23/01/2016 07:10:00
Sequestro Denise. Corte d’appello chiede tempo per motivare l’assoluzione di Jessica
Si sta rivelando più complicata del previsto, evidentemente, la stesura delle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 2 ottobre, la terza sezione della Corte d’appello di Palermo (presidente Raimondo Lo Forti) ha confermato l’assoluzione di Jessica Pulizzi dall’accusa di concorso nel sequestro della “sorellastra” Denise Pipitone, scomparsa a Mazara l’1 settembre 2004. La Corte d’appello ha, infatti, chiesto altri 90 giorni per scrivere e depositare le motivazioni. “Attendiamo” è il secco commento, su facebook, dell’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di parte civile che assiste Piera Maggio, madre della bambina scomparsa. Sull’opposto fronte, intanto, uno dei due difensori di Jessica, l’avvocato Fabrizio Torre, respinge l’ipotesi che i giudici stiano incontrando difficoltà a trovare le giuste motivazioni per un’assoluzione che ha lasciato l’amaro in bocca a Piera Maggio e a Piero Pulizzi. “Vista l’estrema importanza dell’istruttoria dibattimentale effettuata in appello – afferma, infatti, l’avvocato Torre – ritengo che questa richiesta di proroga del termine per il deposito delle motivazioni rientri nella normale e fisiologica prassi. Difficoltà nel motivare qualche aspetto della sentenza? Non mi sembra di poter condividere questa ipotesi. Non attribuirei alla richiesta alcun significato particolare, se non quello di esigenze organizzative della Corte, che ha necessità di continuare a lavorare sulle motivazioni della sentenza. Si tratta, del resto, di un procedimento importante”. Per Jessica Pulizzi, anche il procuratore generale Rosalba Scaduto aveva invocato la condanna a 15 anni di carcere, come in primo grado i pm di Marsala. In primo grado, la sorellastra di Denise fu assolta dal Tribunale di Marsala “per non aver commesso il fatto”, anche se con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale. E cioè per “mancata o insufficiente formazione della prova”. La sentenza fu emessa il 27 giugno 2013. Nel corso del processo d’appello, saltò fuori una clamorosa intercettazione ambientale effettuata 40 giorni dopo il sequestro in cui, secondo il perito Mendolìa, si sente Jessica Pulizzi che sussurra alla sorella minore Alice: “Eramu n’casa… a mamma l’ha uccisa a Denise”. Ma un altro perito nominato dalla stessa Corte d’appello (Delfino) ha, poi, affermato che la clamorosa frase “in parte non si sente”. Ma neppure questa intercettazione (per i legali della difesa “non si sente nulla”) è servita a ribaltare il verdetto. Fonte: http://www.tp24.it/2016/01/23/cronaca/sequestro-denise-corte-dappello-chiede-tempo-per-motivare-lassoluzione-di-jessica/97433
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