lunedì 17 giugno 2013

IL PROCESSO PER LA SCOMPARSA DELLA PICCOLA DI MAZARA DEL VALLO Denise, pm chiede 15 anni per Jessica Pulizzi


Denise, pm chiede 15 anni per Jessica Pulizzi
Tensione in aula tra Piera Maggio e la mamma dell'imputata. Per la Procura il movente del sequestro sarebbe la gelosia nei confronti della sorellastra
PALERMO - Il pm Francesca Rago ha chiesto la condanna a 15 anni di carcere per Jessica Pulizzi, 26 anni, sorellastra di Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo il primo settembre 2004, quando aveva poco meno di 4 anni. La giovane è imputata davanti al Tribunale di Marsala per concorso nel sequestro della piccola. Secondo i magistrati, «è colpevole senza alcun dubbio. Gli indizi sono chiari, univoci e convergenti».

ALIBI - Per il pm «Jessica Pulizzi non ha un alibi convincente per l'1 settembre 2004. Inoltre, per nessuno Denise simboleggiava quello che simboleggiava per lei». Nella requisitoria il magistrato ha ricostruito tutte le fasi dell'indagini, spiegando come siano «state seguite tre direttrici: la ricerca della bambina, controllando e ispezionando con grande dispiegamento di forze ogni pozzo o anfratto. Poi, le indagini sui possibili autori del sequestro e infine l'attività di riscontro alle segnalazioni, anche quelle anonime».« È stato fatto tutto quello che si doveva fare», hanno sottolineato gli inquirenti, «nessuna pista è stata scartata. Neppure quella degli zingari, legata però a credenze popolari. Il tempo, comunque, dal punto di investigativo, non è passato invano. Tutte le piste alternative all'imputata Jessica Pulizzi sono state escluse perché prive di riscontro e prive dell'elemento fondamentale». Per la Procura di Marsala il movente del sequestro sarebbe stata la gelosia provata da Jessica nei confronti della sorellastra. Denise, infatti, è nata da una relazione extraconiugale tra Piero Pulizzi (padre di Jessica) e Piera Maggio. Con una punta polemica, infine, il pm Carmazzi ha parlato di «indagini condotte in un segreto istruttorio spesso scambiato per inerzia». 

«A CASA C'HA PURTAÌ» - «Il fatto che in questi anni Denise non sia stata trovata e che non siano stati individuati i complici a cui successivamente è stata consegnata la bambina non significa che Jessica, che non può aver agito da sola, sia innocente», ha sostenuto il magistrato nella sua requisitoria. «Il suo telefono cellulare», ha aggiunto, «quando sparì Denise, è stato agganciato da una cella nella zona dell'abitazione di Piera Maggio. Jessica ha, poi, mentito agli inquirenti quando ha detto di essere stata rimasta a casa tutta la mattina dell'1 settembre 2004». Secondo il pm la frase «a casa c'ha purtaì» («A casa l'ho portata», ndr) non può che essere una «confessione». 

IL FIDANZATO - Cinque anni e mezzo sono stati invece chiesti per Gaspare Ghaleb, 28 anni, ex fidanzato di Jessica, imputato di false dichiarazioni al pubblico ministero. Il pm ha, infine, chiesto la trasmissione degli atti in Procura per procedere per falsa testimonianza contro Francesca Adamo, collega di lavoro di Anna Corona, madre di Jessica. Domani sarà il turno dei legali di parte civile. 

TENSIONE IN AULA - Stamane in aula c'era stato uno screzio tra Piera Maggio, mamma della piccola Denise Pipitone, e Anna Corona, madre dell'imputata, durante una pausa del processo, in corso nel Tribunale di Marsala, per il sequestro della bimba rapita a Mazara del Vallo il primo settembre 2004. Alla Corona, presente tra il pubblico, la mamma di Denise ha rimproverato uno sguardo ritenuto troppo insistente: «Che ci guardi?», le ha chiesto. Subito dopo sia Piero Pulizzi, ex marito di Anna Corona e padre sia di Denise che di Jessica, che l'avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, hanno invitato Piera Maggio a non proseguire nella polemica. La Corona, con sguardo gelido, non ha replicato. 

«LEGGE DENISE» - «Ho sentito un tuffo al cuore quando il pm, nell'invocare la pena per Jessica ha chiesto l'applicazione della legge Denise sul sequestro di minorenne. La Procura ha argomentato bene», ha detto Piera Maggio commentando la requisitoria dei pm. La «legge Denise», cui fa riferimento, è la nuova formulazione dell'articolo 605 del codice penale, approvato nel 2009, ad iniziativa di parlamentari che hanno accolto una proposta di legge studiata dall'equipe dell'avvocato Giacomo Frazzitta, legale di parte civile della madre della bambina rapita, che prevede un inasprimento di pena.   Fonte: corriere del mezzogiorno

Nessun commento:

Posta un commento